Riflessioni sull’implantologia dentale: tecniche chirurgiche e protesi a confronto per pazienti con e senza osso
Riflessioni sull’implantologia dentale: tecniche chirurgiche e protesi a confronto per pazienti con e senza osso
Desidero condividere con voi una riflessione che reputo opportuna in questo momento. Nell’ambito dell’implantologia dentale riabilitativa, ci troviamo di fronte a molteplici variabili legate alle condizioni ossee dei pazienti. Ogni individuo è unico e, di conseguenza, le soluzioni proposte devono essere personalizzate in base alle sue specifiche necessità.
Tuttavia, mentre invitiamo i pazienti a esplorare le diverse tecniche disponibili, ci rendiamo conto che le opzioni effettivamente riabilitative per la dentatura fissa non sono così numerose come potremmo pensare. Prendiamo in considerazione la tecnica più pubblicizzata e ampiamente conosciuta, l’implantologia All-on-4 e All-on-6. Ma cosa sono esattamente queste tecniche? A chi sono destinate e perché sono state sviluppate? E qual è la protesi associata, come la celebre Toronto Bridge?
L’All-on-4 e l’All-on-6: soluzioni per una riabilitazione immediata
Quindici anni fa, l’All-on-4 fu concepito per offrire rapidamente una soluzione per il ripristino di una masticazione fissa e di un’estetica soddisfacente. Ma quale fu il motivo alla base di tale sviluppo? Le statistiche hanno rivelato che la maggior parte di noi, giunto ai 40/50 anni, perde gradualmente i denti molari senza sostituirli, risultando spesso affetti da parodontite e riassorbimento gengivale. Questi pazienti presentano un quadro clinico comune: molari mancanti, parodontite diffusa e recessione gengivale.
Le grandi aziende, confrontate con questa realtà, hanno progettato una tecnica di implantologia mirata a risolvere tali problematiche, concentrandosi sulla riabilitazione immediata e ignorando la mancanza di osso posteriore. E così è nata l’All-on-4 e All-on-6, con la protesi Toronto Bridge.
La compromissione della masticazione posteriore
Ma ora andiamo più in profondità e analizziamo la struttura della bocca di questi pazienti. Noterete che gli impianti sono posizionati principalmente nella regione anteriore, poiché questa è l’area massima in cui un impianto All-on-4 e All-on-6 può sostenere la masticazione posteriore. Ma questa scelta implica una compromissione, poiché non affronta la mancanza di osso posteriore, vitale per una masticazione efficace.
Questo ci porta al paradosso attuale. Pazienti che si sottopongono all’All-on-4/6, nonostante l’osso presente, ottengono una protesi con falsa gengiva e solo parzialmente supportata frontalmente, lasciando spazio a carenze masticatorie posteriori. D’altra parte, pazienti senza osso che seguono la nostra tecnica ottengono una riabilitazione completa con impianti sia frontali che posteriori, eliminando così il problema della falsa gengiva e garantendo una masticazione ottimale.
In conclusione, desidero sottolineare che la nostra tecnica, sebbene sviluppata per pazienti atrofici, è altrettanto adatta per coloro che dispongono di osso. Ogni paziente merita il trattamento più adeguato e personalizzato possibile, che consenta di ottenere una masticazione funzionale e estetica migliore.
Non dovrebbe più accadere che pazienti con osso utilizzino tecniche progettate per pazienti senza osso e rischino di ottenere risultati inferiori. Invece, invitiamo i pazienti senza osso a beneficiare delle tecniche adatte anche per chi dispone di osso, garantendo loro una riabilitazione implantare completa e soddisfacente, superiore a quella dei pazienti con osso che utilizzano tecniche inadeguate.